DESIDERIO E VEZZOSETTA

M.me Le Prince De Beaumont

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    C'era una volta un Re che amava appassionatamente una Principessa; però non la poteva sposare perché ella era vittima di un incantesimo. Egli allora andò a trovare una Fata, per sapere cosa dovesse fare allo scopo d'essere riamato da quella principessa. La Fata gli disse: "Voi sapete che la Principessa ha un gatto che le è molto caro; ebbene: lei sposerà soltanto colui che sarà così bravo da pestare la coda a quel gatto".Il Principe disse fra sé: "La cosa non mi sembra troppo difficile!", e si congedò dalla Fata, ben deciso a ridurre in poltiglia la coda di quel gatto, piuttosto che a fare la figura di non essere riuscito a mettervi sopra il piede. Corse al palazzo della sua bella, e il micio gli venne incontro facendo le fusa, come al solito; il Re, senza perder tempo alzò il piede, ma proprio quando credeva d'averlo appoggiato sulla coda, il micio sgusciò via e lui pestò soltanto il pavimento!

    Per otto giorni interi egli cercò di pestare quella dannata coda, ma sembrava che fosse fatta d'argento vivo: non faceva che muoversi. Alla fine, però, il Re ebbe la fortuna di sorprendere il micio mentre dormiva; si fece coraggio e gli pestò la coda più forte che poté: il micio si svegliò, fece un terribile: "Miaoo!" poi, tutt'a un tratto, si tramutò in un uomo grande e grosso, e guardando il Principe con occhi fiammeggianti di collera, gli disse: "Sposerai la tua Principessa, dato che hai rotto l'incantesimo che lo impediva, ma io mi vendicherò: avrai un figlio che sarà sempre infelice, fino a quando non si accorgerà d'avere il naso troppo lungo; ma se fai una parola di questa minaccia, rimarrai immediatamente stecchito!"

    Il Re era spaventato nel vedere quell'uomo così grosso, che era un mago, ma la strana minaccia lo fece ridere: "Se mio figlio avrà il naso troppo lungo", si disse, "dovrà pur vederlo o sentirlo con le mani, a meno che non sia anche cieco o senza braccia!".Approfittando del fatto che il Mago era scomparso, il Re si recò dalla sua Principessa, e costei acconsentì a sposarlo; ma il poveretto non poté vivere a lungo in sua compagnia, perché, dopo otto mesi, egli morì.

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    Trascorso un altro mese, la Regina mise al mondo un Principino che fu chiamato Desiderio: aveva due occhioni azzurri ch'erano una meraviglia, una boccuccia ch'era un amore, ma il suo naso era così grande che gli faceva ombra su metà del visetto.

    Quand'ebbe visto quel nasone, la Regina non seppe più darsi pace, ma le dame ch'erano accanto a lei le dissero che, in fondo, esso non era così grande come le sembrava: era un naso romano, ecco tutto, e la storia ci dice che tutti gli eroi hanno sempre avuto il naso grande!

    La Regina, che stravedeva per il figlio, a sentir questi discorsi, si rasserenò tutta, e, a forza di guardare Desiderio, il naso di lui non le parve più così grande.

    Il Principino fu allevato con ogni cura; non appena fu in grado di capire, s'incominciò a raccontare in sua presenza ogni sorta di barzellette sulla gente che ha il naso piccolino. Al suo servizio, si ammettevano soltanto coloro che avevano il naso un po' simile al suo; i cortigiani, per rendersi graditi alla Regina e a suo figlio, non facevano che tirare il naso ai loro bambini, nella speranza di farglielo allungare, ma, per quanto tirassero, parevano ugualmente tutti camusi, rispetto al principe Desiderio!

    Quando fu entrato nell'età della ragione, incominciarono a insegnargli la storia, ma anche qui, se gli parlavano d'un grande principe o di qualche bella principessa, non tralasciavano mai di soggiungere ch'essi avevano il naso lungo.

    La sua stanza era piena di quadri, dove si vedevano nasi formidabili, e Desiderio si abituò talmente a considerare il naso lungo come un segno di perfezione che, per tutto l'oro del mondo, non avrebbe voluto far accorciare il proprio d'un solo millimetro.

    Quand'ebbe compiuto i vent'anni, si pensò a dargli moglie; gli furono presentati i ritratti di parecchie principesse, e lui rimase incantato di fronte a quello di Vezzosetta: era la figlia d'un imperatore, aveva certamente parecchi regni, ma Desiderio non vi faceva neppure caso, tant'era preso dalla bellezza di lei.

    Questa principessa, che lui trovava incantevole, aveva un nasino all'insù che, sul suo viso, faceva la più graziosa impressione del mondo, cosa che mise però i cortigiani nel massimo imbarazzo. Essi avevano preso l'abitudine di farsi beffe dei nasi piccolini, e talvolta scappava loro da ridere, a vedere quello della Principessa; ma Desiderio non ammise scherzi in proposito, e arrivò a scacciare dalla Corte due signori che avevano osato criticare il naso di Vezzosetta.

    Gli altri, ammaestrati da quest'esempio, si corressero; anzi, uno di loro disse al Principe che, com'era vero che un uomo non poteva essere avvenente senza avere un gran naso, era anche vero che la bellezza delle donne è un'altra questione: un gran sapiente, che conosceva il greco, gli aveva detto che in un antichissimo manoscritto greco si leggeva che la bella Cleopatra, per l'appunto, aveva il naso all'insù.

    Il Principe fece un magnifico regalo a colui che gli aveva dato quella buona notizia, e nel frattempo fece partire i suoi ambasciatori per andare a chiedere la Principessa in sposa. Gli fu accordata.

    Egli le andò incontro per più di tre leghe, tant'era la sua voglia di vederla, però, proprio nel mentre che si faceva avanti per baciarle la mano, si vide apparire il Mago d'un tempo, il quale gli portò via la Principessa proprio sotto il naso e lo lasciò nella massima costernazione!

    Desiderio decise di non tornare nel suo regno prima d'aver ritrovato Vezzosetta. Non permise che alcuno dei suoi cortigiani lo seguisse e, salito su un ottimo cavallo, gli lasciò la briglia sul collo, rendendolo libero di scegliere la strada che preferiva.

    Il cavallo si diresse verso un'estesa pianura ov'essi camminarono per tutta la giornata senza incontrare una sola casa.

    Padrone e cavallo morivano di sete, allorquando, sul far della notte, Desiderio scorse una caverna ove brillava un lumicino. Egli entrò, e vide una vecchietta che sembrava aver più di cent'anni.

    Per guardare il Principe, ella inforcò gli occhiali, ma troppo ci volle prima che riuscisse a farli stare a posto, perché il suo naso era troppo corto.

    Il Principe e la Fata (giacché la vecchina era una fata), guardandosi l'un l'altro scoppiarono in una sonora risata, e tutti e due esclamarono contemporaneamente: "Ah! ah! Che buffo naso!" "Sempre un po' meno buffo del vostro", disse Desiderio alla Fata, "ma, signora, lasciamo da parte i nostri nasi: essi sono quello che sono, e siate così buona da darmi qualcosa da mangiare, giacché muoio di fame, e la stessa cosa vale anche per il mio cavallo." "Molto volentieri", rispose la Fata, "sebbene abbiate un naso ridicolo, ciò non toglie che voi siate il figlio d'uno dei miei più cari amici. Volevo bene al Re vostro padre come a un fratello... aveva un naso bellissimo, quel povero principe." "E al mio, che cosa gli manca?", chiese Desiderio. "Oh! Non gli manca nulla! Al contrario: c'è fin troppa stoffa; ma che fa? Si può essere bravissime persone e avere un naso troppo lungo. Dunque, vi dicevo che ero amica di vostro padre, e lui, a quei tempi, mi veniva a trovare molto spesso... a proposito di quei tempi: lo sapete ch'ero assai graziosa, allora? E lui me lo diceva sempre! Devo proprio raccontarvi tutto il colloquio che avemmo insieme, l'ultima volta che ci vedemmo..." "Ma signora!", fece Desiderio, "vi ascolterò con molto piacere quando avrò mangiato un boccone: vi prego di credere che sono digiuno da stamattina!" "Povero figliolo!", disse la Fata, "avete proprio ragione, non ci avevo pensato. Adesso vi do subito la cena, e intanto che mangerete, vi dirò tutta la mia storia in quattro parole, giacché le chiacchiere non mi piacciono. Una lingua troppo lunga è ancora più insopportabile d'un naso lungo e, quand'ero giovane, mi ricordo che riuscivo molto simpatica proprio perché ero di poche parole; lo dicevano alla Regina mia madre, giacché, così come mi vedete, io son la figlia d'un gran re. Mio padre..." "Vostro padre, quando aveva fame, mangiava", disse il Principe, interrompendola. "Sì, certamente", riconobbe la Fata, "e anche voi cenerete fra un minuto: volevo soltanto dirvi che mio padre..." "Ed io non ascolterò una parola di più, prima d'aver mangiato!", disse il Principe che cominciava ad arrabbiarsi sul serio. Però capì che doveva dominarsi, perché aveva bisogno della Fata, e le disse: "So che il piacere di ascoltarvi potrebbe anche farmi dimenticare la fame; ma il mio cavallo, che non può apprezzarvi, ha bisogno di mettere qualcosa sotto i denti" La Fata si ringalluzzì tutta a questi complimenti. "Non aspetterete un minuto di più", disse, chiamando i domestici: "siete molto cortese, e malgrado la grandezza smisurata del vostro naso, siete anche molto simpatico." ' Accidenti a questa vecchia e alla sua fissazione per il mio naso", disse il Principe fra sé ' si direbbe quasi che mia madre le abbia rubato per me tutta la stoffa che manca al suo! Se non avessi un tal bisogno di mangiare, pianterei subito questa chiacchierona che si spaccia per donna di poche parole. Bisogna essere davvero sciocchi per ignorare i propri difetti; ecco cosa significa esser nate principesse! Gli adulatori l'hanno rovinata e l'hanno convinta che era silenziosa. '

    Nel mentre che il Principe pensava queste cose, le servette apparecchiavano e il Principe stava a bocca aperta a sentire la Fata rivolger loro una domanda dietro l'altra soltanto per aver il piacere di parlare; e specialmente era sbalordito nel vedere una cameriera che, ad ogni proposito, lodava la padrona per la sua grande discrezione. ' Perbacco ', pensava mangiando, ' sono molto contento d'esser venuto qui! Questo esempio mi dimostra quanta saggezza ho avuto nel non voler mai ascoltare gli adulatori. E tutta gente che ci lusinga in modo sfrontato, ci nasconde i nostri difetti, li cambia in altrettante perfezioni. Quanto a me, non ci cascherò mai, i miei difetti li conosco, grazie a Dio! '

    Il povero Desiderio era in perfetta buona fede e non capiva che coloro i quali avevano sempre lodato il suo naso, lo prendevano in giro esattamente come la cameriera della Fata stava facendo con lei; e difatti il Principe si accorse che, di tanto in tanto, ella voltava la testa per ridere. Quanto a lui, non diceva una parola e mangiava a quattro palmenti. "Caro Principe", gli disse la Fata non appena lui cominciò a sentirsi un po' sazio; "voltatevi un pochino, ve ne prego, giacché il vostro naso mi fa ombra sul piatto e m'impedisce di vedere quel che c'è dentro. Ma suvvia, parliamo di vostro padre: io frequentavo la sua Corte nel tempo in cui egli non era che un marmocchio, ma sono quarant'anni che vivo ritirata in questo luogo deserto. Ditemi un po' come si vive alla Corte oggigiorno: alle dame piace sempre tanto correre qua e là? Al tempo mio, le si vedeva in uno stesso giorno ai ricevimenti, agli spettacoli, al ballo... Mamma mia, però, quant'è lungo il vostro naso! Non riesco proprio ad abituarmici!" "Vi prego, signora", le rispose Desiderio, "smettetela di parlare del mio naso: è fatto così, che ve ne importa? Ne sono contento, non desidero di averlo più corto, e ognuno l'ha come può averlo." "Oh! Vedo bene che la cosa vi offende, mio caro Desiderio", disse la Fata, "eppure non ne avevo l'intenzione; al contrario, sono amica vostra e vorrei esservi utile; però, malgrado questo, non posso fare a meno d'essere colpita dal vostro naso; tuttavia farò il possibile per non parlarvene, mi sforzerò perfino di pensare che siete camuso, quantunque, per essere sinceri, c'è nel vostro naso abbastanza stoffa per farne tre di giusta proporzione."

    Desiderio, il quale aveva ormai la pancia piena, si spazientì talmente a questo interminabile discorso che la Fata dedicava al suo naso che, senza por tempo in mezzo, inforcò il suo cavallo e se ne andò.

    Continuò il suo viaggio e ovunque passasse, egli credeva che fossero tutti pazzi, perché non facevano che parlare del suo naso; ciononostante, lo avevano talmente abituato a sentirsi dire che aveva un bei naso, ch'egli non riusciva ancora ad ammettere, anche con se stesso, di averlo troppo lungo.

    La vecchia fata che, malgrado tutto, lo voleva proprio aiutare, escogitò di rinchiudere Vezzosetta in un palazzo tutto di cristallo e di far sì che questo palazzo si trovasse sulla strada del Principe. Desiderio, fuor di sé dalla gioia, si sforzò di rompere quel cristallo, ma senza riuscirvi; disperato, voleva almeno accostarvi il viso per poter parlare alla Principessa che, dal canto suo, aveva avvicinato alla parete la sua manina. Lui voleva baciare quella mano ma si voltava di qua, si voltava di là, provava, riprovava e non riusciva ad appoggiarvi la bocca perché il naso glielo impediva. Allora, per la prima volta, si accorse della sua lunghezza eccezionale e, prendendoselo con una mano per schiacciarlo da una parte: ' Devo riconoscere", si disse, "che il mio naso è proprio troppo lungo! ' In quell'attimo, il palazzo di cristallo volò in mille pezzi, e la vecchia, che teneva Vezzosetta per la mano, disse al Principe: "Confessate che mi dovete molta riconoscenza: per quanto vi parlassi e riparlassi del vostro naso, voi non ne avreste mai riconosciuto l'imperfezione s'esso non si fosse rivelato un ostacolo ai vostri desideri. È in tal modo che la superbia ci nasconde le deformità della nostra anima e del nostro corpo. La ragione ha un bel cercare di svelarcele; noi non le vediamo che nel momento in cui questa stessa superbia li trova contrari ai propri interessi".

    Desiderio, il cui naso era diventato come quello di tutti gli altri, approfittò della lezione, sposò Vezzosetta e visse felice con lei fino a tardissima età.

    Edited by MAMI777 - 14/2/2009, 14:17
     
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